Dalla perfezione della matematica alla data engineering in azienda, passando per la creatività del codice

«La matematica rispecchia l’ordine della natura e dell’universo. È perfezione. È qualcosa che gli esseri umani non possono costruire ma scoprire».

Così Greta Bonalumi, Junior Data Engineer di Modis - arrivata in azienda dopo un percorso di formazione all’interno della nostra Academy - racconta il suo fascino per una materia che le ha permesso di scoprire la sua strada (che all’inizio non era affatto ben tracciata).

Cosa ti ha spinta a scegliere un corso di studi in in “Applied Mathematics and Statistics”?

Credo sia stata la mia naturale propensione nel voler dare un contributo per la risoluzione di sfide, di problematiche importanti. Ma all’inizio non era la matematica la direzione verso la quale volevo andare. Ho frequentato il Liceo Socio-Psico Pedagogico (oggi Liceo delle Scienze Umane) e la mia attitudine a dare supporto agli altri si faceva sentire forte nel desiderio di frequenta la Facoltà di Medicina all’Università.

Per alcune vicissitudini della vita non ho avuto quella possibilità. Ho dovuto scegliere un percorso di studi da svolgere a distanza e quando è stato il momento di decidere quale Università potesse fare “al caso mio” ho sentito forte il grande amore che nutrivo per le materie scientifiche, soprattutto per la matematica, nonostante avessi compiuto studi umanistici al Liceo [Greta ha una laurea in Matematica Applicata e Statistica conseguita alla Open University del regno Unito – ndr].

Della matematica mi ha sempre affascinata il fatto che in essa c’è perfezione. Una perfezione che noi possiamo solo scoprire perché insita nella natura, nel mondo che ci circonda, nell’Universo. Ciò che possiamo fare è scoprirla attraverso la modellazione e l’analisi.

Sarà per questo che poi ho scelto, nello specifico, la matematica applicata e la statistica.

Che tipo di conoscenze ti ha permesso di acquisire il tuo percorso accademico? Qual è il valore che attribuisci a queste conoscenze acquisite?

Oggi svolgo un ruolo in azienda che ha a che fare con l’informatica, ma la modellazione statistica e le applicazioni del machine Learning sono espressione dell’applicazione pratica della matematica e della statistica. Quindi, la scelta della matematica applicata si è sicuramente rivelata vincente.

Ho pensato davvero moltissimo a quale percorso di studi universitari intraprendere, non posso negare che il “peso” della formazione liceale umanistica si faceva sentire. Una volta deciso, però, non mi sono più voltata indietro e mi sono sentita sicura della scelta intrapresa. La studio della matematica applicata mi ha permesso di scoprire moltissimi aspetti della vita pratica e di come la matematica risolva problemi. Devo però ammettere che lo studio della statistica si è rivelato ancora più importante perché mi ha permesso di “vedere” in che modo l’utilizzo corretto dei dati può risolvere problemi anche molto complessi, come la valutazione dei rischi di somministrazione di un farmaco.

Quando ti sei resa conto che la sola conoscenza accademica, seppur di altissimo valore, non era sufficiente per gli attuali contesti lavorativi?

Ho semplicemente intravisto che nel mondo del lavoro erano richieste conoscenze e competenze molto più specifiche di quelle che un percorso accademico può offrire.

Avvicinandomi alla fine degli studi, ho iniziato a chiedermi in che modo avrei potuto valorizzare il mio percorso, per latro facendomi le classiche domande che si fanno tutte e tutti: “Troverò un lavoro? Ciò che ho studiato servirà? Sarà sufficiente? Cos’altro posso fare per essere certa di “servire” al mercato e alle aziende?”.

Devo dire che già durante gli anni di studio sentivo l’esigenza di approfondire alcuni aspetti della matematica applicata e, in particolare, della statistica andando un po’ oltre le “assegnazioni” (gli esami da sostenere). Volevo capire di più, “vedere” come poter applicare in pratica, a problemi reali, ciò che stavo studiando.

Quindi ho cominciato a cercare nel Web, devo dire anche quasi un po’ “a caso”, e mi sono imbattuta nel coding e nei linguaggi di programmazione, Python nello specifico.

Ho iniziato a studiare da sola, scoprendo per altro che il codice mi piaceva (anzi, mi piace!) moltissimo: la sua strutturazione molto analitica rappresentava il completamento naturale di ciò che stavo studiando all’Università. Nell’ultimo anno accademico ho quindi svolto diversi corsi extra, cercando di estendere le mie conoscenze in ambito informatico, coding per lo più. Devo dire con grande sorpresa e soddisfazione scoprendo anche il lato creativo del coding: serve immaginazione e creatività per “ideare” qualcosa di cui ancora non si comprende la “forma”.

E come sei poi “approdata” all’Academy di Modis?

Ancora una volta, è stato il continuo desiderio di apprendere cose nuove che mi ha portata a cercare altre opportunità di formazione e crescita. Ancora una volta, sono state le domande sul mio futuro a far “scattare la molla”. Così ho iniziato a cercare e ho attivato le notifiche di LinkedIn per essere certa di non perdermi qualche opportunità. Una di queste notifiche riguardava proprio l’Academy di Modis. Mi ha colpito da subito il fatto che proponevano corsi di formazione specialistica per neolaureati o laureandi, quindi persone che, come me, non avevano alcuna esperienza pratica in ambito lavorativo.

 Ero molto incuriosita dalla comunicazione stessa dell’Academy; si enfatizzava il fatto che il corso serviva proprio a formare i neolaureati per consentire loro di maturare quelle competenze specifiche di base che servono per entrare in azienda.

Mi sono candidata e sono stata ammessa.

Poi cosa è successo?

Qualcosa di inaspettato: sono stata inserita nello staff dei data engineers di Modis ed oggi lavoro all’interno di una delle aziende clienti. Ogni giorno scopro e imparo cose nuove ed è un arricchimento continuo. Devo però sottolineare il valore che l’Academy mi ha regalato: oggi, in azienda, faccio esattamente ciò che ho imparato nel percorso di formazione, utilizzo gli stessi metodi e le stesse tecnologie. Questa è una cosa che un percorso accademico universitario non offre.

Devo anche aggiungere che grazie all’Academy di Modis ho riscoperto quel senso di community, relazione e vicinanza alle persone che, dopo diversi anni di formazione accademica a distanza, stavo forse un po’ perdendo. Una appartenenza che oggi sento forte nel lavoro aziendale e che mi fa capire ancor di più quanto, oltre alla perfezione della matematica e della statistica, nella risoluzione di problemi siano necessari il lavoro di squadra e la sensibilità verso gli altri.

La tua passione e il desiderio continuo di apprendere e crescere non sono certo replicabili, ma cosa consiglieresti oggi alle ragazze che mostrano un po’ di timidezza e titubanza verso la matematica?

Spesso la titubanza delle giovani ragazze è dovuta alla paura del pregiudizio per l'ingresso in un campo che tradizionalmente e per molto tempo è stato di predominio maschile. Ma le cose stanno cambiando, il panorama all’orizzonte ci mostra uno scenario differente, accogliente rispetto alla valorizzazione dei talenti femminili ma anche aperto alla molteplicità culturale e alle diversità di ciascuna e ciascuno.

E poi... la matematica è molto democratica perché ciò che conta è il cervello per esplorarla, non importa affatto se fa parte di un corpo femminile o maschile.